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Nuove prospettive terapeutiche per i pazienti affetti da NET

20 febbraio 2024

Dall’ASCO Gastrointestinal Cancer Symposium di San Francisco nuove prospettive terapeutiche per i pazienti affetti da NET Gastroenteropancreatici Ben Differenziati Grado 2-3.

I tumori neuroendocrini sono caratterizzati da un’estrema eterogeneità legata alla sede di insorgenza, alla possibilità o meno di secernere sostanze biologicamente attive, al grado di differenziazione che ne condiziona differenti comportamenti clinici e risposte ai trattamenti disponibili. Circa il 20-30% di tutti i NET gastroenteropancreatici ben differenziati può essere classificato di grado 2-3, mostrandosi maggiormente aggressivo rispetto alle più frequenti forme di NET G1.

Al recente meeting internazionale, ASCO Gastrointestinal Cancers Symposium 2024, di San Francisco sono stati presentati i risultati di un trial che sembra portate a una svolta nell’approccio terapeutico di queste forme ad alto grado che hanno avuto fino ad ora poche evidenze scientifiche solide. Lo studio, denominato NETTER-2, il primo di fase 3 di confronto tra la terapia con radioligandi nei NET gastroenteropancreatici di alto grado e gli analoghi della somatostatina, ha dimostrano che il trattamento con [177Lu]Lu-DOTA-TATE migliora significativamente il controllo di malattia e la sopravvivenza libera da progressione.

La terapia con radioligandi somministra radiazioni alle cellule tumorali in modo mirato e preciso, con un effetto minimo sulle cellule sane, basandosi sul legame che si crea tra il farmaco radioattivo (il [177Lu]Lu-DOTA-TATE)  e una proteina di membrana chiamata recettore della somatostatina espressa in circa il 90% dei NET gastroenteropancreatici. In un totale di 226 pazienti con nuova diagnosi di NET gastroenteropancreatici avanzati di grado 2 o 3 positivi al recettore della somatostatina sono stati randomizzati a ricevere [177Lu]Lu-DOTA-TATE + octreotide (braccio di trattamento) o solo octreotide (braccio di controllo). La sopravvivenza libera da malattia mediana è risultata significativamente estesa nei pazienti del braccio di trattamento rispetto a quelli del braccio di controllo (22,8 mesi contro 8,5 mesi, rispettivamente). La risposta al trattamento è stata significativamente più elevata nei pazienti del braccio di trattamento rispetto a quelli del braccio di controllo (43,0% vs. 9,3%, rispettivamente). I pazienti nel braccio di trattamento hanno registrato una riduzione del 72,4% del rischio di progressione della malattia.

Il trattamento è ben tollerato e consente un’ottima qualità di vita per i pazienti sia per il basso tasso di incidenza degli effetti collaterali sia per la modalità di somministrazione che impatta relativamente poco sulla vita lavorativa e di relazione del paziente. Nel braccio di trattamento, gli eventi avversi hanno incluso leucopenia, anemia e trombocitopenia di grado 3/4, ciascuno dei quali ha interessato meno di tre pazienti.

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