A Lugano in occasione del Congresso ESMO RARE CANCER si sono incontrati oltre 640 specialisti provenienti da tutto il mondo. Insieme a rappresentanti dell'industria farmaceutica, associazioni pazienti e infermieri per 3 giorni si sono confrontati, condividendo esperienze, aggiornamenti e ricerche dedicate alla gestione e al trattamento del sarcoma e di altri tumori rari.
Il programma scientifico ha offerto approfondimenti sulla diagnosi, sull’approccio clinico e la ricerca su diversi tumori rari solidi dell’adulto, comprese sessioni sulla gestione multidisciplinare, terapie mirate, medicina di precisione e linee guida.
Ha trovato spazio in queste giornate una sessione dedicata alla centralizzazione della gestione dei tumori rari: “La centralizzazione obbligatoria delle cure per i tumori rari nei centri di riferimento: è sempre un vantaggio per il paziente?”. Sull’argomento si sono confrontati il Professor Eriksson del Lund University Cancer Center, Svezia, e il Dott. Ronchi dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano, moderati dalla Professoressa Valverde Morales. Uno studio svedese, ricordato dal Prof. Eriksson, pubblicato nel 1983 sottolineava già come gli allora nuovi traguardi nella gestione chirurgica dei sarcomi e le innovazioni relative alla loro caratterizzazione istopatologica, rendevano necessaria una gestione centralizzata di questi tumori. Venivano infatti evidenziate importanti differenze tra i centri periferici e gli istituti di riferimento nella presa in carico e cura di questi pazienti. Lo stesso approccio di centralizzazione, ha confermato il Dott. Ronchi, è fondamentale oggi, 40 anni dopo, per potere garantire al paziente un percorso diagnostico e terapeutico adeguato, visti gli importanti progressi ottenuti per queste patologie. La strutturazione delle Reti rappresenta oggi la risposta alla richiesta dei “pazienti rari” ad avere un corretto percorso di cura, ma è uno strumento fondamentale anche per dare concretezza all’esigenza dei medici che operano in strutture periferiche di essere supportati e guidati nella gestione di casi clinici complessi e rari.
La sessione interattiva con il pubblico ha permesso di fotografare alcune incertezze nella interazione tra centro di riferimento e centro periferico, pur riconoscendo senza alcun dubbio l’importanza e il bisogno della relazione e condivisione. Vi è la necessità di delineare dei criteri soprattutto clinici per l’invio del paziente al centro di riferimento affinché ne possa beneficiare al massimo, definire il timing di relazione con il centro HUB rispetto alla storia del paziente, comprendere se sia sempre indispensabile una revisione dei preparati istologici. Trovare queste risposte potrà aiutare a disegnare dei percorsi di interazione più chiari per i clinici e per i pazienti e che non da ultimo contribuiscano ad evitare il sovraccarico dei centri di riferimento con conseguente rallentamento della presa in carico.
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