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La storia di Roberto

Roberto

“Ma io tornerò a fare le gare di sci vero?” Roberto ha cominciato a fare questa domanda ai medici fin dai primi giorni di vita vissuta da ammalato.
“È cominciato tutto improvvisamente - racconta Roberto - avevo 36 anni, era il ‘95. Correvo in bici, facevo molto sport. Ho cominciato a rendermi conto di essere stanco, non andavo più, ma soprattutto ho cominciato ad avere una fastidiosa febbriciattola”. Per questo Roberto decide di andare a fare i controlli, comincia con un elettrocardiogramma:
“Sono andato a Villa Verde (clinica di Reggio Emilia, ndr) per fare l’elettrocardiogramma da un amico medico che conoscevo, poco dopo mi chiede di fare anche un prelievo di sangue. Dopo pochi minuti il mio amico torna e mi dice che nelle condizioni in cui ero non potevo andare a casa”.
Ma non è stato semplice per Roberto capire quali fossero davvero le sue condizioni. Dopo un mese di accertamenti: raggi, analisi, broncoscopie, tac, e biopsie, il tutto senza risultati apprezzabili, si era capito solo che qualcosa non andava tra cuore e polmoni, ma cosa?
“A quel punto i medici mi dissero che restava solo la strada dell’intervento, dovevano farmi una biopsia operatoria, arrivare proprio lì, sotto il cuore per capire. Un intervento complicato, che diede però i risultati sperati. Il cuore e i polmoni erano affaticati perché compressi da un linfonodo che aveva raggiunto una massa di 19 per 14 centimetri. Avevo un linfoma non Hodgkin nella zona del mediastino”. Roberto viene quindi preso in cura dal reparto di ematologia del Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, è lì che si sottopone al primo ciclo di chemioterapia. I risultati al termine sono confortanti, la massa si era ridotta del 90%.
“È stato a quel punto che il dottor Merli mi ha detto che avrebbe tentato la strada dell’autotrapianto, accantonando la terapia di mantenimento, insomma abbiamo deciso di tentare la strada della guarigione dal momento che il mio midollo era sano. A quel punto ho fatto la visita al San Martino di Genova, era tutto a posto, così in settembre ho fatto il prelievo del midollo, e in ottobre mi hanno sottoposto all’autotrapianto”.
Roberto ricorda con chiarezza le cure chemioterapiche e la radioterapia che hanno preceduto l’intervento: “Ero a pezzi, ero uscito da un’unica seduta di radio abbronzato, mi avevano abbattuto le difese immunitarie...” All’intervento sono seguiti 45 giorni in camera sterile, una febbriciattola fastidiosa, la varicella poco prima di essere dimesso, l’insofferenza di una ripresa che stentava ad arrivare, ma Roberto passa il suo compleanno, il 20 dicembre, a casa. Per lui c’è la remissione completa. Una doccia fredda arriva circa 2 anni dopo, durante gli accertamenti per una visita di controllo: “Il dottor Merli mi chiede di andare in ambulatorio, ho capito che qualcosa non andava: la TAC aveva rilevato un carcinoma renale”.
Un altro tumore, completamente slegato dal linfoma, questa volta c’è “solo” l’intervento: 8 ore sotto i ferri a Modena durante le quali gli viene asportato il rene. La ripresa è fulminea: Roberto esce dall’ospedale dopo una settimana. Le cure però lo hanno segnato: nel 2000 e nel 2002 viene operato di cataratta a tutti e 2 gli occhi...

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