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La storia di Cristina

Cristina

Scoprono la mia malattia nel dicembre del 1985, con una lastra effettuata in seguito ad un dolore fastidioso al perone sinistro subito sotto al ginocchio. Subito si decide per il ricovero in un centro specializzato (Istituto Ortopedico Gaetano Pini di Milano), nel reparto oncologico.
A me, allora ventenne, viene riferito che il mio osso ha qualcosa di strano, forse una ciste o un’infezione, e io ci credo.
Dopo vari esami e la biopsia, si decide per la chemioterapia pre e post-intervento. Il problema più grave è che nel tumore passa un’arteria e il nervo sciatico. La chemio deve riuscire a staccare il tumore dall’arteria, cosicché si possa operare senza amputare la gamba.
L’intervento è più complicato del previsto ma la gamba è salva; il nervo sciatico è però compromesso e viene reciso per più di 15 cm., e questo per i medici è il problema minore. Il mio piede sinistro “ciondola”, è insensibile e per camminare in modo corretto sono costretta a portare nella scarpa una protesi che mi sorregge il piede tenendolo ad angolo retto.
Quando mi hanno fatto la prima medicazione non mi ha impressionato la ferita di circa 60 punti, ma l’impossibilità di muovere il piede, di vederlo cedere verso il basso.
Da qui la prima vera crisi di disperazione perché questa protesi mi obbliga a calzare delle scarpe chiuse (tipo ginnastica) o gli stivali (estate/inverno); alle ciabatte devo legare un elastico come i bambini per non perderle. Addio alle scarpe scollate col tacco! Questo è un problema che affronto giornalmente e posso affermare che mi assilla parecchio, anche perché la moda non è sempre dalla mia parte!
Quattro anni dopo, nel luglio 1990 sono stata operata per una metastasi all’apice polmonare sinistro, scoperta durante un controllo. Il chirurgo è stato davvero bravo e la mia ferita lunga quanto lo sterno è oggi ben camuffata. Il dolore fisico per l’intervento è stato abbastanza duro da superare, in quanto mi hanno aperto come “un pollo”...
Anche a questo intervento ha fatto seguito la chemioterapia con tutte le solite conseguenze.
Quattro anni dopo, nel gennaio del 1994, in seguito ad un controllo per un’influenza, si scopre che la febbre alta è dovuta ad una metastasi al mediastino di circa 15 cm. Nessuno aveva il coraggio di dirmi che il tumore era tornato, ma l’istinto mi ha fatto capire che si cominciava da capo.
D’urgenza c’è il ricovero in ospedale e subito l’intervento come il precedente. Questa volta c’è un problema in più: il tumore è appoggiato al pericardio, il sacco che contiene il cuore, e l’intervento è più complesso; il cuore viene “infastidito” e manda segnali di stanchezza. Infatti benché siano previsti 5 cicli di chemio, al secondo bisogna interrompere, continuo a collassare. Inizio così la radioterapia.
Tre interventi chirurgici e chemioterapia che via via diventa sempre più forte, provocando effetti collaterali indimenticabili: perdita completa dei capelli, vomito e nausea continui, bocca piena di vesciche, gonfiore e contemporaneo aumento di peso fino a 5-6 kg nel giro di pochi giorni, ad ogni ciclo di che mio. Questi effetti collaterali ti rendono brutta, irriconoscibile… ricordo che una volta mia mamma mi ha incrociato in un corridoio dell’ospedale, mi ha guardata e non mi ha riconosciuta!
La perdita dei capelli non mi ha mai dato grossi problemi, anzi, prevenivo l’incubo della perdita rasandomi a zero in anticipo.
Mi sono sempre truccata, disegnavo le sopracciglia, mi mettevo degli orecchini vistosi e dei bei cappelli. A volte ero in giro senza cappello e mi stupivo che la gente mi guardasse. Io mi sentivo normale, per me era il problema minore, sapevo che sarebbero riscresciuti. Ho un sacco di fotografie a testa “pelata” e posso dire che mi piacevo!
Mi angosciava invece molto di più il fatto di gonfiarmi e aumentare di 2 o 3 taglie ad ogni che mio. Mi sono venute un bel po’ di smagliature, ho dei segni di graffiatura sulla pelle che non se ne andranno più, ma ormai fanno parte del mio corpo, sono così e ho imparato a conviverci.
Non mi sono mai lasciata complessare dalle ferite: quella della gamba è lunga 50 cm, da metà coscia a metà polpaccio (che è ridotto alla metà) e quella al torace è in piena vista.

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