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La storia di Alan

Alan

Sembrava solo una ciste. Una ciste fastidiosa al muscolo della tibia.
“Non pensavo fosse un problema - racconta Alan - ho deciso comunque di fare un’ecografia. L’esame non era chiaro, quindi i medici mi hanno consigliato di fare una risonanza senza contrasto, poi hanno deciso di farmela con il contrasto. A quel punto ci siamo resi conto che c’era già una parte di tessuto necrotico, eravamo in estate, era l’agosto del 2005. Sono andato comunque in ferie, ci avrei pensato al mio ritorno”.
In settembre per Alan cominciano i controlli più approfonditi; al San Raffaele gli viene fatta una biopsia: “I risultati me li hanno comunicati qualche giorno dopo, mi hanno chiesto di andare lì di persona, ho capito subito”.
Si trattava di un leiomiosarcoma al muscolo della tibia, un tumore maligno del tessuto molle, molto raro ma altrettanto aggressivo: “Mi è caduto il mondo addosso, ma la prima cosa che ho chiesto riguardava le possibilità di guarigione. I medici mi hanno risposto che erano discrete. A quel punto ho solo chiesto che cosa dovevo fare”.
Nel mese di ottobre Alan comincia la chemioterapia, 4 cicli: “Sono stato malissimo - racconta - stavo 4 giorni in ospedale e come iniziavano ad iniettarmi i medicinali il mio stomaco si ribellava. Tutto questo succedeva una volta ogni 15 giorni. Le cure erano forti, l’obiettivo era debellare il male... Io sono un ottimista, anche in quel periodo ho sempre reagito in modo positivo a ciò che mi stava accadendo, ma una grande forza l’ho trovata in mia moglie e nei miei 2 bambini, uno di 6 e l’altro di 2 anni”.
In dicembre la massa tumorale è ridotta, i medici decidono con Alan come intervenire: “Hanno cominciato a parlarmi dell’intervento gradualmente. Prima mi hanno parlato di un innesto, poi siamo arrivati al taglio dell’osso 10 cm sotto il ginocchio. A quel punto le strade erano 2: il trapianto o la protesi. Ho chiesto cosa avrebbero consigliato a un parente, mi hanno risposto il trapianto. Il 23 gennaio del 2006 mi hanno operato, hanno tagliato e inserito un osso di donazione rinforzato con delle piastre fino alla caviglia. Ho avuto dolori insopportabili, sono arrivati anche a somministrarmi della morfina. In febbraio sono stato dimesso e ho iniziato la riabilitazione”.
“Raccontarlo adesso sembra tutto così semplice - commenta Alan - in realtà è stata dura. Non è nel mio carattere piangermi addosso, non l’ho fatto neppure quando stavo male, sono fatto così. Ho avuto i miei momenti di sconforto, ho avuto paura, ma non ho mai mollato. Ricordo le parole che mi ha detto all’inizio un amico: troverai amici insospettati e ti renderai conto che persone che credevi amiche non lo sono. È successo proprio così: alcuni “amici” sono scomparsi con la motivazione “sai stavi male”, altre persone da cui non me lo aspettavo mi sono invece state vicine, si sono fatte sentire”.

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