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La storia di Simonetta Schiantarelli

Simonetta

Ricoverata in ospedale, fece a sé stessa una promessa. “Questo linfoma proviene dall’Africa e se guarirò sarà lì che andrò”. Tra qualche mese Simonetta partirà alla volta di Malindi, in Kenya, ma non, come accade per migliaia di italiani ogni anno, per stendersi sulle splendide spiagge o fare un safari mozzafiato. Nel distretto della città africana, infatti, realizzerà e gestirà una scuola per bambini. Simonetta Schiantarelli, originaria di Tirano, in provincia di Sondrio, ma da un decennio trasferitasi a Reggio Emilia, ha oggi 46 anni e un traguardo a portata di mano inimmaginabile fino a poco tempo fa. Fino al 2007 Simonetta era una donna come tante altre, immersa fino al collo nel lavoro e, in particolare, in quella Concessionaria di moto che aveva aperto nella città emiliana. Nell’ottobre del 2007, però, la sua vita cambiò radicalmente e improvvisamente. “Ero rientrata da poco dalle vacanze alle Canarie e, una sera facendo la doccia, avvertii qualcosa di duro sotto l’ascella. Provai una sensazione strana, non ero preoccupata, ma decisi di andare a fondo subito”. Per lei che, fino a quel momento, non aveva avuto alcun problema fisico e non sapeva come fossero fatti gli ospedali, fu l’inizio di una nuova vita. Prima l’ecografia, poi l’ago aspirato e il prelievo del midollo, infine la biopsia e la sentenza, scioccante: linfoma di Burkitt.
“Gli esami preliminari erano stati confortanti e così, quando arrivò la diagnosi non ci volevo credere e decisi di rifare altri accertamenti che, però, confermarono tutto. Da lì è iniziato un percorso durissimo perché, fino ad allora, non ero stata male e, invece, con i cicli di chemioterapia iniziai a soffrire perché il mio fisico non riusciva a sopportarli”. Al di là della spossatezza e delle difficoltà fisiche, però, quello che Simonetta non sopportava era altro. “Ero molto arrabbiata, non ho mai pensato “perché a me?”, ma ero irata perché la malattia stava scombussolando la mia vita, i miei ritmi, i miei tempi, era un incidente di percorso che io non accettavo. Poi, però, ho identificato il linfoma come una sfida”. Che ha vinto. “Accanto a me c’erano persone stupende, a partire dalle mie amiche, ma io volevo farcela da sola, anche se non sempre è stato possibile. L’inizio non è stato facile perché ero debilitata, ma poi le cose sono migliorate”. Simonetta ha ripreso a lavorare nella sua Concessionaria, anche se non con i ritmi di prima perché si stanca molto più facilmente. Fino a 3 anni fa sarebbe stato un problema. Oggi no. “Sono cambiate le prospettive. In passato la mia priorità era il lavoro, oggi il mio obiettivo è essere serena e curare i rapporti umani. In ospedale, quando seppi che il mio linfoma proveniva dall’Africa, promisi a me stessa che sarei andata lì e mi sarei inventata qualcosa per aiutare quella gente e così per caso sono capitata in Kenya dove ho deciso di realizzare un scuola per bambini che oggi esiste solo sulla carta, ma presto sarà una realtà. E così ho fatto. In questi anni ho fatto già molti viaggi e tra poco mi stabilirò lì definitivamente. E’ chiaro, se non avessi avuto il tumore sarebbe stato meglio, ma quando capitano è necessario vedere il bicchiere mezzo pieno. Oggi sto meglio di prima”.

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