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La storia di Lorenzo

Lorenzo

Lorenzo aveva 20 anni ed era una promessa del nuoto italiano quando ha scoperto di essere malato. Linfoma di non Hodgkin, è stata la diagnosi che gli hanno fatto i medici. Sono passati quasi quattro anni (e un secondo tumore) ed oggi Lorenzo nuota ancora. Più forte di prima se è vero come è vero che, dopo la malattia, ha conquistato due titoli italiani a livello individuale e cinque in staffetta nella sua specialità preferita, farfalla.

“E pensare che quando sono tornato mi hanno offerto un posto da bagnino, ma io ho detto di no”.

Voglia di vivere, positività e spensieratezza erano e sono le doti di un ragazzo originario di Carpi e da un anno e mezzo trasferitosi a Roma per allenarsi presso i centri del Circolo Canottieri Aniene. Un viaggio che Lorenzo avrebbe voluto e potuto fare nel 2006 e che, invece, ha dovuto rinviare. Tutta “colpa” di quei rigonfiamenti sul collo sempre più evidenti, ma che non gli facevano male scoperti a fine 2005. “Pensavamo che fossero delle cisti o delle ghiandole infiammate. Poi, però, quando mi sono reso conto che la sudorazione notturna, di cui soffrivo da tempo, era diventata sospetta mi sono deciso ad andare in ospedale”. La visita, poi la diagnosi: linfoma di non Hodgkin di IV stadio.

Le cure iniziarono subito, ma, più che la chemioterapia o quel farmaco che non lo faceva camminare per due giorni, gli faceva perdere la sensibilità alla mano e venire la nausea (a lui che odia rimettere), a fargli più male fu il divieto di praticare lo sport che amava. “Nuotavo già a livello professionale, due volte al giorno per la tutta la settimana. Quando mi hanno detto che dovevo fermarmi è stata dura”. Il sorriso, però, non gli è venuto meno. “E’ l’unico modo per affrontare la malattia, se ti deprimi è peggio”. Lorenzo ha continuato a uscire con gli amici. Un incubo finito? Per niente perché il peggio doveva ancora venire. A novembre del 2006, pochi mesi dopo la prima diagnosi, comparvero strane sintomatologie: improvvisi stadi febbrili, anche a 40, che sparivano tanto rapidamente quanto erano venuti. Altre visite e l’identico responso: “Sono stato uno dei pochi casi di recidività entro i sei mesi, tanto è vero che il mio caso è stato studiato a livello mondiale”.

Un periodo lungo e difficile. I trattamenti furono diversi e più aggressivi rispetto ai primi, fu sottoposto a tre cicli di chemioterapia e all’autotrapianto del midollo. “Per 26 giorni sono rimasto in un stanza isolata, al massimo potevo ricevere visite di una persona la volta. In quei momenti le giornate non finiscono più: ti svegli alle 7 e ti addormenti alle 21. Medici e infermieri sono stati fantastici, ma è stata dura”. Una prova che Lorenzo ha superato. E oggi, nonostante il rammarico per aver “perso” gli anni (20 e 21) più importanti per un nuotatore perché quelli in cui avviene il salto di qualità, si è scoperto più forte di prima.

“Nel nuoto, nella vita, nella malattia e nelle cure (dove conta almeno il 90 per cento) la testa fa tutto. Abbattersi rende tutto ancora più difficile e bisogna rendersene conto. Se si può guarire, e si può guarire, perché dire di no? Prima del tumore non avevo stabilito alcun record italiano e quando sono tornato, nell’agosto del 2007, mi avevano offerto un posto da bagnino. Oggi, nei “miei” 100 metri farfalla ho stabilito 2 primati individuali e 5 in staffetta”.

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